IN RICORDO DI PADRE GIOVANNI

Don Emilio Gandolfo

"Ricordo d'aver incontrato Padre Giovanni molti anni fa in Terra Santa sulla salita di Ain-Karim, sui passi di Maria che "in fretta" si recò da Elisabetta fra le regioni montuose della Giudea, nei dintorni di Gerusalemme. Elisabetta aspettava Giovanni Battista, il quale nel grembo di sua madre danzò di gioia alla visita di Maria che portava in grembo il Salvatore del mondo. Giovanni, dunque, prima ancora di venire alla luce avverti la presenza nascosta del Signore e dinanzi a lui esultò di gioia.

Ripensando a quella tappa del pellegrinaggio in Terra Santa mi par di leggere oggi, come in filigrana, l'intera vicenda e la spiritualità di questo uomo di Dio, anch'egli chiamato a preparare la via al Signore nel deserto. il suo deserto fu il Santuario di Reggio, dove si ritirò e visse ben 27 anni. Di Reggio egli ne ha fatto un'oasi, dove fiorì una fraternità votata al silenzio e all'adorazione nel contesto di una vita laboriosa e tutta consacrata al Signore - Di Reggio Padre Giovanni ha fatto un luogo d'incontro con il Signore che, nella bella icona bizantina, appare in braccio a sua Madre. In questo deserto, cioè nella solitudine e nel silenzio, ha preparato la via al Signore per tante anime in cerca di lui e per tante altre in cui ha saputo suscitare e coltivare un vivo desiderio di lui. il vangelo ci presenta la figura di Giovanni nel deserto come di un uomo austero nel vestire e nel mangiare, dalla voce piuttosto aspra, che invitava tutti a cambiar vita e non risparmiava nessuno di quanti presumevano di essere già salvi. Egli rese testimonianza alla verità fino a meritare la prigione e il martirio nella fortezza di Macheronte.

E tale è stata la testimonianza che Padre Giovanni rese al Signore, da uomo povero e libero, da servo buono e fedele. Egli non ha conosciuto la prigionia né il martirio, ma non gli è stata risparmiata la persecuzione e l'ostilità di chi non riuscì a comprendere e accettare il mistero di cui era portatore. Nella bufera non rimase imperturbato ma sereno, ripetendo ad ogni passo: "Tutto per amor di Dio, tutto per amor di Dio".

Mi pare di poter concludere richiamando ancora la testimonianza di Giovanni Battista, che ben si può applicare a Padre Giovanni. Nel quarto vangelo, a proposito di Giovanni Battista, si leggono parole che rivelano il suo profondo atteggiamento, in cui l'austerità non è disgiunta da un'estrema delicatezza e finezza d'animo, in cui nell'umiltà più sincera brilla la gioia più pura e lo stupore di un'anima verginale: "Non sono io il Cristo, ma, sono stato mandato avanti a lui. Lo sposo é colui al quale appartiene la sposa, ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere, io, invece, diminuire" (Gv 3,28-30).

L'amico dello sposo. Qui c'è l'umiltà che introduce alla verità; la gioia piena che rende radiosa l'austerità e perfino la severità; c'è la verginità del cuore che è fecondità di vita; c'è la convinzione di non essere la luce, ma d'aver reso testimonianza alla luce vera, quella luce che cresce fino al pieno meriggio e non conosce tramonto.

 

nel trigesimo del transito di padre Giovanni,

Emilio Gandolfo

parroco di Vernazza e suo confessore

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